Vietnam: Quest Festival, i vicoli di Hanoi e le montagne di Sapa

E’ già la quarta volta che visito il Vietnam, ma per la prima volta sono riuscito ad apprezzare il posto. Stavolta è Hanoi, la capitale: devo suonare a un festival, il Quest, probabilmente il più grande in Vietnam e di certo il più colorato.

L’evento si svolge in un camping tra laghi e monti a un’oretta da Hanoi. Vi avevo già preso parte due anni prima, ora il bambino è cresciuto e ha 5 palchi e altre location.

tempio al centro del west lake di Hanoi

Ho deciso di cogliere l’occasione e fermarmi qualche giorno in più a Hanoi. Qui si nota l’influenza francese nella cucina, nelle architetture della città vecchia, nella miriade di piccoli caffè di cui è cosparsa la capitale. Mi sono stupito della quantità di turisti e di stranieri che la popolano, forse superano Bangkok in percentuale. La Thailandia non è più la meta tanto ambita di bianchi ricchi e backpackers per le vacanze, la polizia e il governo militare non troppo “farang-friendly” l’hanno resa un posto più ostico di qualche anno fa (la lista di persone blacklisted che conosco cresce di anno in anno, le ragioni sono molteplici, dai comportamenti scorretti agli overstay – soggiorno senza visto – per periodi prolungati testimonia che cattive abitudini che prima non avrebbero quasi provocato conseguenze, oggi lo fanno). In ogni caso, sono rimasto piacevolmente sorpreso nel ritrovarmi a considerare il Vietnam come una piacevola alternativa per spendere del tempo in futuro. Le ragioni sono molteplici.

Il Vietnam in moto

Una cosa che va molto di moda al momento è comprarsi una moto di bassa cilindrata e attraversare il Vietnam.

E’ incredibile come moltissimi piccoli meccanici in Hanoi abbiano preso la palla al balzo e si siano adattati a risistemare vecchi catorci senza nessun valore per rivenderli ai backpackers che si cimentano nella traversata.

come affittare una moto per girare il Vietnam

Il Vietnam è ancora veramente selvaggio perciò non esistono leggi che vengano rispettate ed è molto più facile comprare, vendere ed utilizzare – sto parlando di suddette motorette in questo caso – ciò che si vuole. Non me voglia nessuno, è solo una mia opinione, ma io ADORO questo modo di fare perché l’occidente, e la sua ridondanza di regole e leggi, stanno pian piano uccidendo lo spirito e la creatività della gente, mentre in Asia tutto funziona ancora come una volta: vivi e lascia vivere. E’ come cercare di nuotar veloci portando con se mille zavorre: il copyright, la SIAE, il fisco, la pensione ecc.

In Asia l’economia è più veloce, se c’è un trend e vedono che c’è possibilità di guadagnare, ci si buttano e poi lo regolarizzano.

E’ ovvio che hanno i loro problemi, ma nello scatto ci battono nonostante le nostre notevoli capacità in fatto di creatività e inventiva. Sto divagando.

comprare una moto per viaggiare in Vietnam

Con in testa l’idea di una traversata da compiere nei prossimi mesi, affitto una moto per un test delle strade, dei mezzi e in generale della fattibilità di tale impresa. Si tratta di una lifan 125cc sulla quale sembro l’elefante che al circo pedala sulla biciclettina. Costa 5$ al giorno e per affittarla non lascio neanche il passaporto, ma una foto dello stesso. La suddetta Lifan ha 4 marce e una discreta ripresa, mentre la marmitta scoppietta al punto giusto per farti godere gli scatti ai semafori. Lifan è una marca cinese che qui in Asia va molto, costa pochissimo ed è abbastanza affidabile. La motina è leggerissima ed è interessante notare come l’abbiano agghindata per permetterle viaggi più lunghi: ha un portapacchi, 3 prese USB sul lato connesse con la batteria per permetterti di ricaricare il cellulare usato come gps, e che puo’ essere posizionato sul manubri grazie a un piccolo braccetto in plastica verde. Per il tocco finale, sulla base della forcella anteriore, vicino al faro, hanno installato un piccolo astuccio cilindrico che contiene una bottiglietta d’olio per la catena, in caso di viaggio prolungato su strade polverose. Standing ovation!

 

Durante il viaggio verso Son Tinh Camp, base del Quest Festival, abbiamo costeggiato l’autostrada e goduto di un paesaggio abbastanza monotono, ma lo stesso affascinante.

 

Mi ha molto colpito la presenza di numerosissimi “piccoli cimiteri” sul lato della strada.

Dopo opportune ricerche, ho scoperto che storicamente i familiari, alla morte, venivano seppelliti nei campi che la famiglia stessa coltivava. Le tombe erano vere e proprie casette di cemento ricoperte di mattonelle colorate. Chi non poteva permetterselo, seppelliva i propri cari sotto dei mucchietti rotondi di terra e rocce formando dei veri propri villaggetti. Numerosi nelle campagne sono anche i cimiteri militari, considerate le guerre e visissitudini che il Vietnam ha subito.

Oggi invece si utilizzano cimiteri designati come i nostri: i morti vengono dapprima seppelliti per 3 anni, poi le ossa vengono messe in un ossario nel cimitero. La questione comunque è molto interessante perché i diversi cimiteri e regioni applicano processi e rituali differenti e meriterebbe approfondimento.

Sapa mountains vietnam

Fare benzina è abbastanza complicato, ma forse è colpa mia perché abituato come sono alla Thailandia, dove ogni 300 metri c’è un benzinaio e un 7-11, non mi sono preoccupato di fare rifornimento in città per poi trovarmi a far 30 minuti di fila all’unica, fatiscente pompa, tra quello che trasportava in moto le gabbie con le galline e l’altro che non aveva mai visto degli stranieri e non ci ha tolto gli occhi (sbarrati) di dosso per tutto il tempo.

 

Le stazioni di servizio non ci sono, o almeno non c’erano in questo tratto di strada, qundi immagino che non siano abbondanti nemmeno in altre tratte. Per mangiare ci siamo fermati in una bettola sulla strada, con la proprietaria incinta che non parlava una parola di inglese, chiaro, e io che cercavo di esprimermi nel mio vietnamita stentato. Devo dire che è facile imparare la lingua locale perché, come ci si allontana dalle zone turistiche, non c’è modo di incontrare alcuno che parli inglese, quindi si è costretti. 6 giorni qui e so già come ordinare al ristorante e alle bettole. Altra cosa positiva è che la gente non ha paura di parlare agli stranieri, come invece succede in Thailandia: qui ti vengono incontro parlando vietnamita come farebbero con la loro mamma , a brutto muso e senza sconti. Il che introduce il prossimo argomento: il cibo.

La cucina vietnamita

La pappatoria in Vietnam è leggermente meno elaborata e condita che in Thailandia.

Pho Bo e altri cibi in Vietnam

Ovviamente, non posso dire di essere serrato in materia, visto che non ho provato tantissimi piatti, ma quel che ho mangiato, il più delle volte ordinando a caso, mi è sempre piaciuto. Inoltre abbiamo molto spesso mangiato per strada, qui più spesso che volentieri cucinano per terra, ma non ho avuto problemi di stomaco. Forse mi sono finalmente abituato ai batteri che il mio stomaco ha vinto, ma molto più probabilmente sono stato fortunato e il fatto che non usino un milione e mezzo di spezie ha aiutato.

Visto il mio notevole fabbisogno proteico, ho usufruito spesso dei ristoranti a buffet, facilmente riconoscibili dalla strada per via della scritta COM che significa riso. Il funzionamento è anch’esso abbastanza intuitivo: tu entri, ovviamente tutti ti guardano fisso, con nonchalance e facendo finta di sapere quel che fai saluti la signora che serve – non sono sessista, è che solitamente a servire c’è una signora – lei prende un vassoietto su cui pone automaticamente quei 4 etti di riso, poi ti invita a scegliere cosa vuoi e tu indichi le 4 cose più proteiche e meno strane che vedi nei vari contenitori, lei ti guarda male perché dovresti prendere solo una porzione di carne, ma poi ti consegna il tutto e la cameriera ti serve anche una zuppetta strana e tiepida con delle erbe dentro. Ta-dan, finito, hai svoltato il pranzo. Alternativa facile, gustosa e veloce sono le noodles, qui chiamate Pho e servite con pollo o manzo (e probabilmente un sacco di altra roba che non ho ancora scopetto). Aggiungente chili alla zuppa per un ottimo piatto piccante. Poi ci sono i ristoranti, dove vi danno il menu e allora tutto diventa facile: potete mettervi seduti e usare Google translate per capire cosa andrete ad ordinare senza troppe sorprese.

le risaie di Sapa - rice fields in Sapa

Aneddoto interessante e triste nello stesso tempo: durante il secondo giorno di festival decidiamo di allontanarci dal Camp per un pranzetto veloce. Ci fermiamo in un ristorantino per la strada con l’insegna che dice Pho Bo (noodles con manzo).

La signora accorre dall’altra parte della strada ed è una mammina dolcissima con la voce roca di Gianna Nannini che sorride e ci rivolge un fiume di parole di cui ovviamente non capiamo il significato.

bong per fumare in Vietnam

Con l’arte imparata e portata a casa in Thailandia, ricambio il sorriso dicendole che gradirei moltissimo una porzione di Pho Bo. E’ fatta, ci sediamo e aspettiamo. Fuori dal locale notiamo però 3 cuccioletti, 2 più cresciutelli e un simpatico batuffolo di peli, sporchissimi, cicciottello che rotola felice verso di noi. E’ chiaro che cediamo a un milione di carezze mentre la signora ci prepara il rancio e tutto è bellissimo, Dopo un po’ ci sediamo a mangiare con i cagnolini che ormai sono entrati dentro e ci scorrazzano intorno. Sembra tutto bellissimo, poi arriva questo giovane papa’ con il bambinetto di un paio d’anni in braccio. Si siede a un tavolo dietro di noi e non smette di studiarci. Ordina un te’ e fuma (con il bambino in braccio). Mi volto e lui non distoglie lo sguardo, mi dice qualcosa mormorando che io non capisco. Non ha gli incisivi ed è molto serio, sembra quasi contrariato. Ovviamente me ne frego e continuo il rancio. Quando finisco prendo il cuccioletto e me lo metto in braccio mentre continuo ad accarezzarlo. Il tipo si rivolge di nuovo a me, non mormora più e stavolta è contrariato di sicuro. Non riesco a capire cosa vuole, ma ho la sensazione che abbia a che fare con il fatto che sto accarenzando il cagnolino. Poi ne ho la conferma quando me lo indica. Di nuovo, me ne fotto e mi volto senza dargli ascolto. Nel frattempo finiamo di mangiare – cibo ottimo – paghiamo e ce ne andiamo. La signora sorride e ringrazia. Il tipo strano se n’è andato già da un po’. Ci avventuriamo per una stradina di campagna in cerca di un caffè vietnamita. Dopo qualche minuto vediamo un mercatino improvvisato alla nostra destra, come ce ne sono tantissimi in ogni dove.

 

“Guarda c’è il banchetto della frutta, quello del riso, oh c’è anche quello del pane, poi c’è il macellaio… Un attimo cos’è quella roba sul banchetto del macellaio? Sarà mica un… cane?! “

 

Ci avviciamo ed era effettivamente la carcassa di un case, mentre mi viene in mente che in Vietnam mangiano carne di cane. Fatti 2 più 2, capisco in fretta perché il tipo nel ristorante mi guardava brutto: stavo accarezzando la sua cena! O forse semplicemente non considerava i cani come animali in grado di meritare cotante attenzioni. Questo non lo so di certo. Quella visione, quella carcassa di cane venduta al mercatino del rione, mi ha però spinto a ripensare e rivedere il mio enorme quantitativo di carne consumata quotidianamente, almeno per i successivi 27 minuti… Comunque, devo invece far presente che in città, a Hanoi e a Saigon durante le mie precedenti visite, trattano i cani molto bene, ora va anche un po’ di moda avere un cane, ma l’importante è che si diffonda il rispetto per questi animali e la smettano di fare festival e sagre. Qualche giorno dopo, tra le montagne di Sapa, ci fermiamo a dormire in una casa a gestione familiare con un milione di matrone dentro e 5 cuccioletti che scorrazzano felici fuori di casa. Al che ne prendo uno in braccio, lo coccolo un po’ poi mi volto verso le signore e indicandolo faccio:”dinner?” mentre le suddette prima sbarrano gli occhi, e poi alzano il tono di voce in un coro che riconosco come una ricca serie di insulti, così mentre abbasso la testa e me ne vado capisco alla mia maniera che non tutti in Vietnam consumano carne di cane.

 

Dj ikono at Quest Festival 2017

Quest Festival in Vietnam

Ritornando al fulcro del discorso, il festival è stato piacevole e abbondantemente condito da fango e cibo unto. Servono una birra artigianale che ti distrugge, non per la gradazione alcolica, ma perché è probabilmente veleno e il giorno dopo ti svegli con stomaco e testa bucati. La selezione artistica è decente e l’impianto audio è buono, continuate così ragazzi. Certo, niente a che vedere con il Mystic in Thailandia, di cui, immodestamente, faccio parte degli organizzatori: uno dei festival più grandi a cui abbia mai partecipato. Nel 2017 abbiamo saltato l’edizione per problemi legati alla situazione politica thailandese in generale, speriamo si possa rifare nel 2018.

 

Dopo il festival ritorniamo a Hanoi, un’oretta di strade polverose e appena entrati in città la bettola di turno mi da il benvenuto con un rovinoso piatto di maiale troppo condito pagato come salmone: me lo sarei dovuto aspettare, la signora parlava inglese troppo bene!

 

Nel weekend a Hanoi chiudono le strade del centro che diventa un’area pedonale. Diversi signori vietnamiti si mettono un cappellino e trasformano i marciapiedi circostanti in parcheggi improvvisati: per 20 mila dollari viet ti guardano la moto e il casco fino a che non finisci di passeggiare e mangiarti il gelato.

Le montagne di Sa pa, Vietnam

Tempo prima, a Saigon, lasciai lo scooter affittato a uno di questi simpatici individui e ritornai a riprenderlo troppo tardi. Risultato: non c’era più neanche un motorino e nemmeno gli esperti parcheggiatori. Ormai convinto che mi avessero rubato tutto, mi sale il sangue alla testa e comincio a chiedere a chiunque vi fosse intorno dove fosse quel maledetto a cui avevo affidato il compito di sorvegliare a spada tratta il mio Forte 125cc del 1997 azzurro affittato. Chiedi che ti richiedi, mi indicano una casa, verso la quale mi dirigo e dove incontro un tipo losco vicino alla porta che quando gli parlo mi riconosce e dice di aspettare. Dopo un po’ riappare insieme a quel codardo di parcheggiatore che invece inizia a sgridarmi perché sono arrivato in ritardo. Potete immaginare la mia faccia a quel punto. Poi apre una porta di lamiera: dietro centinaia di scooter, tra cui il mio, mentre lentamente capisco il mio livello di stupidità: il parcheggiatore stava ottemperando il suo obbligo di salvaguardare il mio mezzo, fino al mio ritorno, solo che aveva già finito il turno, quindi spostato il mio temporaneo puledro al sicuro. Chiedo scusa e, coda tra le gambe, pago il sovrapprezzo per lo sbattimento causatogli.

 

Visitando Hanoi

Il centro di Hanoi si sviluppa intorno a un lago, dove lungo l’area pedonale ci sono artisti che ballano, cantano, danno spettacolo mentre i locals passeggiano felici o si siedono a mangiarsi frutta fresca con salsa piccante e sorseggiare una birra.

Tanti giocano col Janzi ,una sorta di gara di palleggi dove si calcia un aggeggio strano fatto di gommini, dischetti di metallo e una piuma. Durante la passeggiata decido di provarlo e dal nostro palleggiare insicuro si sviluppa immediatamente un grande cerchio, dove chi si avvicina a giocare è subito il benvenuto. Ho apprezzato molto la voglia di condividere dei momenti con degli estranei, anche non parlandone la lingua. Poi si è fatta la mezzanotte, ora in cui il mio parcheggiatore avrebbe staccato, e memore della passata avventura ho dovuto fermare il gioco per prendere il Janzi e in effetti il cerchio non sembrava più tanto amichevole…

matteo mountain web

Nonostante la pioggia e il freddo (come mi mancava il freddo!), decidiamo di andare a Sapa: una regione montuosa nel Nord-Ovest del Vietnam con dei panorami incredibili e dove vivono minoranze autoctone come Hmong, Dao (Yao), Giáy, Pho Lu, and Tày.

Il monte Fansipan

La zona deve la sua reputazione anche al Fansipan, la montagna più alta del Vietnam, dove è stata da poco costruita una cabinovia per arrivare in cima, meta che una volta spettava solo a chi vi si arrampicava.

 

Panoramica di Sa Pa, Vietnam

Visitano Sapa

Si arriva a Sapa da Hanoi con uno sleeping bus, dove si puo’ dormire. Si parte verso le 9 e si arriva la mattina alle 3. La cosa migliore è che alle 3 a Sapa fa veramente freddo, e soprattuto, nessuno è sveglio. Quindi ti lasciano dormire nel bus fino alle 6, quando arrivano i locals che cercano di appiopparti i loro hotel e i loro taxi. Tutti a dormire con il bus fermo, che fenomeni. Io ovviamente a dormire non sono riuscito, che tra quello che russa e l’altro a cui puzzano i piedi mi è decisamente passato il sonno. Sono uscito invece, davanti al pullman, da solo e in maniche corte a 2 gradi: volevo che il freddo mi entrasse dentro, dopo 3 anni di Thailandia a 40 gradi e tassi di umidità al 90%. E devo dire che c’è riuscito a entrare il freddo dopo un’ora là fuori, ma è stata una sensazione fantastica.

 

Appena il sole è sorto, mi sono avventurato alla ricerca di una motoretta da affittare, ovvio, per scorrazzare su e giù per le stradine di montagna. Il primo ostello mi offre una Detech (infima marca vietnamita ma di cuore puro) e chi sono io per rifiutare?! 1 ora e 30 minuti ero già di ritorno all’ostello con il telaio spezzato a metà: non aveva retto al peso di 2 bianchi con gli zaini sulle stradine sterrate (leggi mulattiere incredibili). Il tipo dell’ostello non era proprio contento dell’accaduto, ma alla fine accomoda la nostra richiesta di una seconda moto, e via di nuovo.

Sapa and its tribes

La zona dove vivono le minoranze è ancora inalterata, se non per qualche guesthouse, altrimenti neanche la strada è asfaltata. I panorami sono incredibili e la vallata, che si chiama Hmong, è ricoperta di risaie a vasche riempite dall’acqua.

Il periodo più bello è prima della raccolta, noi siamo arrivato un po’ più tardi, comunque un bello spettacolo. La prima notte abbiam soggiornato in una di queste “homestay” dove si dovrebbe provare l’esperienza di vivere in una vera famiglia locale. Il problema è che non han smesso un attimo di provare a venderci roba e io di braccialetti cinesi ne ho avuti fin troppi, di escursione guidate non ne volevo fare e di mangiare in famiglia pagando i prezzi del gambero rosso non me la sentivo. Quindi il giorno dopo mentre si scappava a gambe levate dalle signore che volevano comprassi la borsetta cucita a mano porpora, ci fermiamo a far colazione in una bettola sulla strada mentre booking.com (il diavolo, lo so, ma le signore di prima eran peggio credetemi) ci annuncia che c’è un posto libero al Capsule Hotel, un hotel con le capsule come quelle giapponesi: un’esperienza da provare che consiglio a tutti, ma dopo un giorno ti rendi conto che dormire in una bara con la luce azzurra in camera con altri 40 estreanei, tutti nelle loro bare, non è il massimo. Quindi abbandoniamo definitivo questo troppo sopravvalutato spirito d’improvvisazione e ci rifugiano un albergo normale, vicino alla strada coi banchetti che fanno il barbeque, ciliegina sulla torta.

 

Tra l’altro, spezzo una o più lance a favore della carne di manzo locale, buonissima, fatta con il Pho (noodles) o alla griglia. Spettacolo.

On the top of Sapa's mountains in Vietnam

Il viaggio volge quasi al termine mentre incontriamo Josh, artista e compagno di avventure prima a Bangkok, poi in Vietnam, dove attulmente vive. Ci spiega un bel po’ di cose mentre il bus ci riaccompagna a Hanoi, dove costeggiamo il mosaico più lungo del mondo che la attraversa per più di 6.5 chilometri: si chiama Hanoi Ceramic Road (Viet: Con đường Gốm sứ), e si protende lungo le mura del Red River dyke.

 

L’idea è di ritornare in Vietnam quanto prima e di attraversarlo in moto, prima che lo proibiscano o diventi troppo commerciale. Gli spazi naturali e le persone, inaspettatamente cordiali e amichevoli, fanno del paese una gemma ancora selvaggio e hanno reso la mia permanenza indimenticabile.

 

Matteo Ianna #spaghettibangkok

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