
Lavorare e cercare lavoro in Thailandia: solare, misteriosa, avventurosa, ancora presente negli stereotipi comuni come terra inesplorata, ambita meta della massa, forse subito dopo Londra e Milano Marittima. L’altro lato della Tailandia che in pochi conoscono, perché non è conveniente né facile da vendere per media e agenzie turistiche, è quello di paese sviluppato, sede di multinazionali, hub finanziario e telematico. Ovviamente, mi riferisco soprattutto a
Bangkok, l’incasinatissima capitale, labirintica follia architettonica dove i grattacieli sorgono dal nulla in 8 mesi frapponendosi alle baraccopoli e i banchetti di riso fritto o pollo alla griglia dell’Isaan.
Vivo a Bangkok da tre anni ormai e ne ho viste di cotte e di crude. Sono arrivato stanco dell’immobilità italiana e sono stato invece risucchiato in un vortice di eventi, persone, colori e sensazioni incredibile. Tra le altre cose, sono arrivato, come mio solito, completamente all’avventura, senza una prenotazione d’albergo, una mappa e una seppur minima idea di quello che avrei fatto in questa città. Con mio sommo stupore, avevo abbracciato lo spirito della città ancor prima di mettervi piede. Ora vi spiego perché. La Tailandia e i Tailandesi sono estremamente contraddittori e poco focalizzati sul futuro a lungo termine. Pensano soprattutto all’oggi, massimo al domani, letteralmente inteso, ma non di più. La maggior parte della gente svolge 3 o 4 professioni nello stesso tempo e cambia lavoro ogni semestre. Essendo personalmente un tipo molto versatile e poco compatibile con posizioni lavorative estremamente statiche, ne sono subito stato positivamente impressionato, per poi scoprirne lentamente i lati negativi.
Lavorare e cercare lavoro in Thailandia, problemi e svantaggi:
Iniziamo dagli svantaggi, che probabilmente sono più numerosi dei vantaggi:
La Thailandia è piuttosto chiusa verso gli stranieri a livello di sistema interno.
Parliamoci chiaro, è un paese in cui il turismo è una risorsa estremamente importante, ma che non vuole avere nulla a che fare con chi non ha passaporto tailandese quando si tratta di dividere i ricavi. Trovare lavoro legalmente in Tailandia è estremamente difficile, principalmente perché lo stato proibisce agli stranieri di svolgere lavori che possono essere svolti dai Tailandesi stessi. Insomma, accettano solo lavoro altamente specializzato dall’estero, e anche nel caso questi requisiti siano rispettati, il rilascio del permesso di lavoro è a loro discrezione. La lista si chiama “OCCUPATIONS AND PROFESSIONS PROHIBITED FOR FOREIGN WORKERS” e si trova qui dal sito del Ministry of Labour.
Qualsiasi tipo di lavoro specializzato è di solito sottopagato rispetto agli standard occidentali.
Il fatto è che il costo della vita in Tailandia è meno della metà di quello italiano, quindi è chiaro che rapportando il tutto i salari si abbassano. Stare al sole tutto l’anno e scappare in spiagge da sogno ogni weekend è possibile, ma è molto difficile arricchirsi facendolo.
Le regole non esistono, e se esistono non sono mai applicate a vantaggio degli expats
(traduzione di expat: persona che cerca di integrarsi e vivere in Tailandia, ma si incazza ogni 3 x 2). Firmate tutti i contratti che volete, studiatevi tutte le leggi a memoria, prendetevi il miglior avvocato che ci sia: il giorno che un Tailandese (il vostro boss, il padrone di casa, il locatore del vostro ristorante italiano con le tovaglie rosse a quadri) vorrà mettervi i bastoni tra le ruote perché non gli conviene più lavorare con voi, così sarà, in barba a tutti i vostri diritti di cittadino occidentale. L’unica soluzione a questo potrà essere far leva sulla conoscenza di un tailandese più potente, che potrà decidere di intercedere per voi e mettere il vostro aguzzino a tacere. Diciamola tutta, ci sono imprenditori e businessman stranieri di successo in Tailandia, ma tutti hanno i loro protettori, le loro mogli thai con importanti famiglie dietro e le giuste connessioni.
La barriera della lingua costituisce un grande ostacolo all’integrazione sul posto di lavoro.
Certo, a meno che non lavoriate in una multinazionale il cui ufficio sembri una pubblicità della Benetton cui sia applicato un filtro vintage. In quel caso, vi integrerete piuttosto bene cercando patisserie francesi a Bangkok dove parlino inglese perché non sapete nemmeno i numeri in lingua locale, raccontandovi di quanto siano stupidi i tassisti che vi portano sempre nel posto sbagliato quando gli mostrate l’indirizzo traslitterato in francese e scritto in caratteri occidentali (bello sarebbe vedere che succede se un Tailandese facesse lo stesso in caratteri thai a Parigi, sono sicuro che gli intelligenti tassisti d’occidente capirebbero al volo la situazione e l’indirizzo). No, la realtà è un’altra, in Tailandia si parla il tailandese e se volete essere un minimo integrati vi conviene segnarvi subito a qualche scuola che vi insegni perlomeno le basi. Ne vale la pena? Secondo me, no. La fatica di studiare il thai è immane (io ho studiato Cinese, so di che parlo) e i vantaggi di parlarlo sono difficili da individuare a livello monetario: il gioco non vale la candela. Anche dopo aver studiato bene il vostro thai, saperlo leggere e scrivere, aggiungerlo al vostro cv non costituirà un requisito fondamentale alla vostra assunzione o preferenza rispetto ad altri candidati (ricordate la lista dei lavori proibiti perché possibili da eseguire per i tailandesi? Ebbene sì, tra le altre cose, questi ultimi parlano Thai). Se poi volete studiarlo per conoscenza personale e per integrarvi in maniera migliore, come ho fatto io essendo quest’ultimo il mio scopo, il discorso è un altro.
Potrei andare avanti. Forse lo farò. Non ora però, perché mi preme informarvi che:
“ci sono imprenditori e businessman stranieri di successo in Tailandia, ma tutti hanno i loro protettori, le loro mogli thai con importanti famiglie dietro e le giuste connessioni.”
Non e’ proprio vero.
I “protettori” servono quando il business dello straniero “pesta i piedi” ad un business simile condotto da un concorrente Thai oppure nel caso che il business in questione sia, anche parzialmente, non proprio legale (tipo rispetto degli orari di chiusura, trattamento economico dei dipendenti o evasione fiscale).
Se il business dello straniero e’ “onesto” e condotto secondo la legge, e’ ben difficile che si abbia bisogno di intercessioni di mogli, famiglie o “influential people” (modo gentile per indicare i mafiosi thailandesi).
Specialmente negli ultimi tempi, non e’ piu’ molto facile per un Thai “mettere i bastoni tra le ruote” …
Certo, nei tribunali lo straniero parte svantaggiato in quanto, di solito, non conosce la lingua, le procedure giudiziarie e le usanze locali, ma non e’ scontato che la parte avversa (che non sempre e’ un “aguzzino “) vinca sempre.
E’ vero, forse ho generalizzato un po’ troppo. E’ che mi piacciono le frasi ad effetto!
Diciamo che sì, dipende anche tanto dal tipo di business. Io lavoro spesso nella nightlife e ne ho sentite di cotte e di crude. Ciao Giorgio!
il link è errato:
http://www.mol.go.th/en/content/page/6347
Corretto, grazie mille!