
Chi sono? Sono un fegato in fuga. Un fegato invece di un cervello in fuga, definizione ormai integrata nel linguaggio di tutti i giorni quando si parla dei Millennials che vivono all’estero. Un fegato perché non ho la presunzione di considerarmi cosi’ intelligente e proattivo da poter apportare benefici di sorta al mio paese se avessi continuato a viverci. Ammetto poi di non essere mai stato propenso a una vita da posto fisso o comunque convenzionale, come la procedura standard detta in Italia. Diciamocelo, senza una devozione completa, sensoriale, quasi trascendentale, per il proprio posto di lavoro, azienda, ente statale o qualsivoglia datore di lavoro, nel bel paese non si va da nessuna parte. Oh, certo, si può’ anche essere raccomandati, ma io raccomandato non lo sono mai stato, anzi direi piuttosto il contrario, soprattutto per il mio vizio di dire le cose come stanno, o come a me sembra che stiano.
Sono un fegato in fuga anche perché a me è sempre piaciuto provare sensazioni, immergermi nelle situazioni e trasudarne l’essenza. Mi piace sporcarmi le mani, e anche tutto il resto se possibile. Ci vogliono curiosità e testardaggine per svegliarsi tutti i giorni e fare qualcosa che va controcorrente. Curiosity killed the cat. E quindi io continuo a provarci tutti i maledetti giorni, a vivere come vorrei. A cercare di gestirmi il lavoro e il tempo. A far cose che mi interessano, anche se non pagano o pagano troppo poco. A non cadere nelle regole di mutuo, famiglia e bollo da pagare. A stupirmi un po’ tutti i giorni, come quando ero bambino e non riuscivo mai a dormire più in là delle 9 perché fuori c’era tutto un mondo da toccare e avventure da rincorrere. Tutto sommato sono soddisfatto delle mie scelte di vita, e immagino il me stesse quindicenne guardarmi e approvare la mia vita così com’è al momento. Mai deludere i sogni adolescenziali, sono i pilastri sui quali abbiamo basato la formazione della nostra personalità. I compromessi e le trasformazioni sono naturali e sintomatiche di crescita ed evoluzione, ma la coerenza e’ un valore fondamentale.
Passando ai fatti, qualcuno sarà interessato a dettagli più concreti sul mio percorso. Dopo una formazione classica al Liceo Leopardi di Macerata, mista a punk e chitarre stonate in sale prove di campagna, mi iscrivo a Perugia per laurearmi in Comunicazione Internazionale. Per la verità a Perugia rimango poco, perché a 21 anni mi trasferisco a Taiwan per un programma di scambio. Dopo un difficile periodo iniziale nel quale metto in dubbio tutti i miei ideali e forza morale, inizio inaspettatamente a parlare cinese e ad apprezzare la cultura locale.
Questo periodo segna l’inizio del mio incontenibile vagare al quale non ho saputo più metter fine. Prolungo lo scambio fino a 2 anni e torno in Italia per laurearmi. Poco dopo riparto per Pechino. Lavoro come traduttore, interprete, comparsa in film e pubblicità e partecipo a un tirocinio in Ambasciata, tutto per un anno. Torno in Italia e mi iscrivo alla specialistica di Relazioni Internazionali e Cooperazione allo Sviluppo.
La vita scorre lenta tra vinelli, palestra e Thai Boxe per un po’, poi riparto per l’Australia. Scopo: ricerca materiale per Tesi sui rapporti diplomatici tra Cina e Australia. Paese fantastico, non dimenticherò mai che significa surfare d’inverno quando immergere la testa nelle gelide acque dell’oceano mi faceva credere di avere un vetro in testa e che si fosse rotto in miliardi di cristalli durante la suddetta operazione. Tornato in Italia mi laureo e vinco una borsa di studio per un Master a Venezia, una delle città che mi ha colpito di più al mondo: viverci è come entrare in un quadro, la sindrome di Stendhal è dietro l’angolo, la ragazze bellissime perché la cornice della città fa da make up e non ho mai camminato così tanto in vita mia come in quel periodo.
Con il master di Internazionalizzazione d’Impresa con conoscenza di lingue orientali in tasca inizio finalmente la mia carriera lavorativa (non che non avessi mai lavorato, intendiamoci, da cameriere a commesso, da designer fino a muratore, ho sempre contribuito ai miei studi, perlomeno ad affitto e pappatoria) presso un’importante azienda toscana. Sono export manager, ma in verità all’estero non vado per niente, perciò nonostante il piacevole ambiente lavorativo (con alcuni ex colleghi mi sento e vedo tuttora) levo le tende per tornarmene nella mia città natale, Macerata, trovando lavoro sempre come export manager per un’azienda della zona. Affitto una casa in campagna con degli amici, organizzo orto, cani e galline e mi fermo per due anni. Poi arriva il momento di partire di nuovo, troppa negatività confluisce nella mia vita in un solo, breve periodo, mostrandomi l’agognato segnale di dovuta dipartita: scelgo la Tailandia per emigrare, senza una particolare ragione (o forse sì, la Muay Thai) e inizio tutto da zero.
Alcune delle mie passioni, disegno grafico, organizzazione di eventi e dj, che ho sempre portato avanti come side jobs, mi danno la spinta per la ricerca di una vita come l’ho sempre sognata, senza aver avuto la possibilità di concretizzarla, o meglio senza aver mai provato a crearla per paura di commettere errori.
Matteo Ianna
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